Parrocchia Sant'Antonino Martire

 

Via Marconi, 2

60020 Polverigi (AN)

+39 (0)71-906046

 

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Dati Generali

parroco (dal 10 giugno 1972): Don Tarcisio Pettinari

patrono: Sant'Antonino di Apamea Martire

ricorrenza: 2 Settembre

superficie: 24,63 [kmq]

densità: 167,47 [abitanti/kmq]

Orario S. Messe

(fino al 26 ottobre 2013)

Feriali:      19:00 (rosario alle 18:30)

Festive:    09:00

               11:30

               19:00 (rosario alle 18:30)

 

Frazione Rustico:

venerdì:    21:00

domenica: 11:00

Festività Principali Parrocchiali:

 

Venerdì VI settimana di Quaresima:

Via Crucis

 

Venerdì Santo:

Processione Cristo Morto

 

Corpus Domini:

Processione SS. Sacramento

 

III domenica di ottobre:

Madonna di Fatima

Statistiche Annuali (2012)

Battesimi: 51

Prime Confessioni: 37

Prime Comunioni: 37

Confermazioni: 32

Matrimoni: 10

Funerali: 18

 

Statistiche Annuali (2010)

Battesimi: 40

Prime Confessioni: 24

Prime Comunioni: 28

Confermazioni: 25

Matrimoni: 11

Funerali: 13

 

Statistiche Annuali (2009)

Battesimi: 54

Prime Confessioni: 27

Prime Comunioni: 34

Confermazioni: 28

Matrimoni: 12

Funerali: 22

 

Statistiche Annuali (2008)

Battesimi: 63

Prime Confessioni: 26

Prime Comunioni: 36

Confermazioni: 28

Matrimoni: 21

Funerali: 20

 

Immagini virtuali della chiesa e dell'oratorio (clicca sulle immagini per ingrandirle)

                

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Biografia di

Sant'Antonino Martire

La ‘passio’ del martire è andata persa, ma quelle notizie che rimangono nei ‘sinassari’, sono sufficienti per ricostruire il racconto della sua vita.
Antonino nacque ad Aribazos nella Siria Seconda (probabilmente la trascrizione di Armamazon, città della Cirrestica con capitale Cirro nella Siria Antica; attualmente sud della Turchia vicino al confine con l'attuale Siria[1]); scalpellino di mestiere, trasferitosi in una località vicino Apamea di Siria, antica città posta sul fiume Oronte, rimproverò i pagani che adoravano i loro idoli, (siamo nel I secolo); trascorse due anni presso un anacoreta di nome Teotimo ritornando poi presso Apamea, qui rivelando uno zelo che rasentava l’imprudenza, entrò nel tempio frantumando gli idoli, provocando così l’ira dei pagani, che lo percossero.
Il vescovo di Apamea (questa città fu sede vescovile sin dal I secolo) gli chiese di costruire un chiesa in onore della SS. Trinità, ma dopo aver iniziato il lavoro fu assalito dai pagani che si ritenevano offesi dalla sua sfuriata e l’uccisero, aveva solo vent’anni.
Un altro ‘sinassario’ racconta che il corpo di Antonino fu dapprima smembrato e poi sepolto in una caverna ad Apamea, il vescovo della città fece costruire sulla stessa caverna, una basilica a lui dedicata, la quale fu poi distrutta da Cosroe II re di Persia († 628) nel VII secolo; questa basilica era già nota nel 518, menzionata negli atti di un Concilio della Siria.
Da qui la storia di S. Antonino finisce e comincia quelle delle sue reliquie che, dopo la distruzione di Apamea avvenuta nel 540 ad opera di Cosroe I di Persia, sarebbero state portate da un certo Festo nella Saint-Antonin-Noble-Val (regione del Midi-Pyrénées in Francia) dove esisteva un monastero che possedeva già parte del suo corpo e successivamente passarono a Pamiers (regione del Midi-Pyrénées  in Francia) ed infine trasferite a Palencia (Provincia di Palencia nei Paesi Baschi) nel nord della Spagna dove si trovano tutt’ora.


Col passare del tempo gli abitanti di Pamia (Pamiers) perduta la memoria della traslazione da Apamea, videro in Antonino un santo locale, discendente di re dei Goti, diventato prete, che evangelizzò Tolosa ed altre città e ritornato a Pamiers fu ucciso dai concittadini; questa credenza ha fatto sì che il martire viene chiamato anche S. Antonino di Pamiers.


Tutti i ‘martirologi’ e ‘sinassari’ antichi lo riportano nei loro elenchi in date diverse; fino al 2001, quello ‘Romano’ seguendo il ‘Geronimiano’ lo cita al 2 settembre, ma anche al 3 [2], ma da allora, la data è fissata definitivamente il 2 settembre [3].

[Foto: dipinto ad olio su tela realizzato alla fine dell'Ottocento da Giuseppe Cherubini (1867-1960) raffigurante S. Antonino che impetra la protezione su Polverigi dalla Sacra Famiglia - (A. Pierdominici)

[1] Humbert Pierre, Dussaud René, Seyrig Henri, Picard Charles, "Nouvelles archéologiques. In: Syria" Tome 17, fascicule 3, 1936. p. 316.

[2] Antonio Borrelli "Santi e Beati".

[3] Martirologio Romano (ed. 2001)

 

 

Altre parrocchie e chiese dedicate a Sant'Antonino d'Apamea

 

Parrocchia di Sant'Antonino Val di Susa (TO)

Parrocchia di Sant'Antonino Martire a Pittolo (PC)

Parrocchia di Sant'Antonino Martire in Quattro Castella (RE)

Parrocchia di S. Antonino d' Apamea a Mejaniga di Cadoneghe (PD)

 

Chiesa Matrice di Sant'Antonino Martire a Grumento Nova (PZ)

Cappella di Sant'Antonino Martire a Monte Porzio Catone (RM)

Comitato Pro Restauro Chiesa S. Antonino a Montasola (RI)

 

 

 

 

 

Pievani o Parroci

 

1450 don Giacomo Angeli, muore ucciso da Gualdrisio Rossetti

1505 don Filippo Nappi da Ancona

1540 don Giovanni Battista Nappi, nipote del precedente

1558 don Zuccaro Zuccai

1560 don Gaspare Bianchi da Milano, rinuncia

1560 don Antonio Ferretti di Ancona

1565 don Gerolamo Pilestri da Ancona

1577 don Filippo Paletti da Firenze

1603 don Antonio Badiali da Ancona

1623 don Piermatteo Gabrieli da Ancona

1649 don Pietro Giacomo Paolucci

1649 don Andrea Sigismondi

1661 don Valerio Salvati da Osimo economo

1663 don Cipriani Senili da Ancona

1684 don Alessandro Pichi da Ancona

1710 don Daniele Cahil irlandese (già cappellano ed economo)

1718 don Angelo Belardinelli

1750 don Giovan Battista Testa da Agugliano

1765 don Giovan Battista Bartolucci

1806 don Vincenzo Bartolucci economo, nipote del precedente

1807 don Luigi Pighetti da Falconara

1833 don Agostino Pugnaloni da Ancona

1874 don Vincenzo Bianchi da Camerano (già cappellano)

1900 don Rodolfo Ragnini da Ancona

1938 don Silvano Naspetti economo (va in Germania nel 1942 per seguire gli op.italiani)

1942 don Cesare Massacesi, rinuncia per l’età avanzata

1942 don Ottavio Giostra

1959 don Cesare Caimmi (già cappellano)

1972 don Tarcisio Pettinari (attuale parroco)

Opere d'Arte della Chiesa

 

Storia della chiesa Parrocchiale

La Pieve di S. Antonino

 

Parallelamente alla storia cittadina di Polverigi, affascinante ed oscura, perché si perde nella notte dei tempi, se ne sviluppa un’altra che à la storia delle sue chiese di cui è sempre stata dotata in gran numero.

Il Codice di Monaco ed alcune notizie storiche ci dicono di una pieve dedicata a San Damiano risalente al XI sec. di cui non se ne conosce con certezza la localizzazione; la sua struttura doveva essere però abbastanza precaria tanto che attorno al 1100 cominciò a deperire e costrinse i monaci a costruire un nuovo tempio nel sito dove oggi si trova questo edificio.[1]

Sull’origine di questa chiesa non abbiamo notizie precise, ma non è difficile immaginare che sia stata edificata poco prima o poco dopo la nascita del castello. Del resto è questa l’origine di quasi tutte le attuali pievi o parrocchie urbane dei castelli anconetani e jesini, di cui non si ha notizia prima del sec. XIII. In precedenza le pievi erano molto rare nel territorio anconetano, sorgevano in aree rurali, quasi sempre su proprietà ravennati o su quelle di qualche monastero. Come tutte le pievi anche quella di Polverigi venne edificata fuori del centro abitato per evitare ogni interferenza di giurisdizione da parte dell’autorità laica che governava il castello. Era situata all’incrocio delle strade che conducevano verso Osimo da un lato (via Marconi) e verso Santa Maria Nuova e la valle del Musone dell’altro (via don Minzoni). La dedica a S. Antonino è molto rara nella nostra regione; il decimaro del 1290 non ne registra altre nelle Marche e solo una in Umbria ad Assisi.

Il Santo venerato a Polverigi, in base al giorno della sua festività (2 o 3 settembre) è da identificarsi con S. Antonino martire di Apamea in Siria (vedi biografia).

Si tratta quindi un culto non originario dell’Italia, diffusosi tardi nella Penisola e rimasto piuttosto raro (non va confuso con quelli di S. Antonino Martire di Piacenza e S. Antonino vescovo di Firenze). Nel modo e nei tempi in cui è giunto a Polverigi, risiedono probabilmente le ragioni della fondazione della pieve; ma queste ragioni purtroppo sono destinate a restare sconosciute. La prima notizia della chiesa risale solo al 1290, quando il pievano don Palmerio pagava la prima rata della decima papale; seguono poi altri sette pagamenti fino al 1300 per un totale di 12 libre, 9 soldi e 5 denari, una somma che indica il possesso di un beneficio di qualche consistenza.

Poi più nessuna notizia fino al 31 agosto 1366 quando da Ancona il card. Egidio Albornoz delegava l’Abate di S. Giovanni in Pannocchiara, il Prevosto di Rimini e Alberto di Bergamo canonico della Cattedrale di immettere il chierico di S. Francesco di Melleto di Ancona nel possesso dell’altare di S. Lucia in S. Antonino di Polverigi, vacante dopo la morte di Giovanni di Osimo; questo altare disponeva evidentemente di una ricca rendita la cui collazione apparteneva alla S. Sede per diritto di devoluzione. La chiesa è ancora menzionata nel ‘400 e nel primo ‘500 in occasioni di atti notarili e lasciti testamentari, da uno dei quali del Luglio 1528 sappiamo che era ubicata nel borgo del castello (“…in lo castello de Polverisi in lo burgho dello detto castello in la chiesa de Santo Antonino posta in dicto burgo….”), segno che nei suoi pressi erano già da tempo edificati nuclei di abitazione.[2]

Da un manoscritto, conservato nell’archivio parrocchiale, sappiamo che il parroco Pighetti la considerava una “gotica costruzione per la maniera in cui fu lavorata”, ma sulla sua datazione permangono molti dubbi che invece non sussistono per le sue caratteristiche architettoniche. Da un’annotazione dell’epoca, sappiamo che secondo la tradizione medioevale era stata orientata sull’asse est-ovest, sulla direzione di via Marconi, con la facciata e l’ingresso rivolti verso il borgo Campoiano. Un ingresso laterale si apriva verso la Piazza, mentre un piccolo campanile si trovava nella parte absidale. L’edificio di “circa palmi 89x54 ed alto palmi 40 (20x12x9 m di altezza) era soffittato a capriate lignee e conteneva un fonte battesimale e 5 altari. Questi, nel 1769 erano dedicati a Sant’Antonino (il maggiore), al SS. Rosario e alla Madonna di Loreto, quelli di sinistra e alla Pietà e alla Morte ed al SS. Crocifisso quelli di destra. L’edificio era inoltre riccamente decorato con statue e dipinti, molti dei quali sarebbero stati trasferiti nella nuova chiesa.

 

 

 

Pianta della Parrocchiale di Sant’Antonino demolita nei primi anni dell’800. Ricostruzione grafica secondo i dati dell’archivio parrocchiale di Polverigi.

 

 

Le due piante sovrapposte, dal Catasto Gregoriano del 1815

 

L'attuale tempio è stato costruito per volere del parroco Don Agostino Pugnaloni, con un costo di circa 40.000 scudi, tra il 1848 ed il 1857 su progetto di stile neoclassico dell’Ing. G.B. Gabuzzi, lo stesso che ad Ancona ha progettato il Palazzo del Rettorato in Piazza Roma.

Trentasei anni più tardi, 1894, per volere del parroco Bianchi, fu allungato di tre metri dall’Ing. Giuseppe Buffoni che ne rifece completamente la facciata, mentre le decorazioni pittoriche interne furono eseguite nei primi anni del ‘900 da Giuseppe Cherubini autore anche della pala dell’Altare Maggiore. La pianta centrale a croce greca, la sua altezza ben proporzionata, la luminosità e le decorazioni ricche stilisticamente corrette e proporzionate, conferiscono all’edificio una monumentalità rara negli edifici religiosi della provincia e ne fanno una delle chiese migliori di quel periodo in tutta la regione. In seguito al terremoto del 1972 è stato eseguito un restauro comprendente il rifacimento completo del pavimento.

La chiesa contiene sette dipinti, che provengono dalla demolita vecchia parrocchiale. Di questi, due furono probabilmente realizzati dal Beneficio di Santa Maria di Loreto goduto nel XVIII sec. da Don Francesco Donzelli, uno fu ordinato dalla Confraternita del Rosario come pala del suo altare e due provengono dall’abbattuta chiesa di San Spiridione di Ancona. [1] Vi sono, inoltre, innumerevoli altre opere pittoriche, scultoree ed architettoniche che permetteranno di conoscere meglio il piccolo tesoro d'arte che la nostra comunità conserva da secoli e preserva per i posteri.

 

Pianta con evidenziato l’ampliamento del 1894

Prospetto attuale e prospetto originale dell’edificio

 

Fonti:

[1] Mediateca Comunale Gualtiero Giamagli "Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonino Martire", Polverigi 9 maggio 2010, p.5

[2] V. Villani, C. Vernelli, "Polverigi: storia di una comunità dal Medioevo all'età contemporanea", Polverigi 2001, p.830