“Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”
...dai e dai ogni giorno, con il tuo sudore, una pietra dopo l’altra alto arriverai... questo ritornello, estratto dalla ben nota canzone liturgica che si riferisce proprio alle parole dette dal Crocifisso di San Damiano, sintetizza l’essenza della vita di un cristiano: la fede senza le opere e le opere senza la fede sono vane! Da poco, infatti, San Francesco era passato dalle une all’altra senze riuscire ancora a coniugarle e fonderle insieme in quella sinergia che poi lo porterà ad essere una delle figure di riferimento per i credenti (ed anche per buona parte di non credenti) di tutto il mondo. Le stesse mura in rovina indicategli da Gesù, non erano quelle della fatiscente chiesa dove stava pregando, bensì quelle della Chiesa fondata da Cristo, composta da uomini e donne! Lo stesso Cristo del crocifisso, che lo chiamò per nome, non rappresenta una persona morente, bensì, secondo la prospettiva del Vangelo di San Giovanni, una persona luminosa e vivente: positiva e propositiva! E questa deve essere l’ottica di un cristiano: essere uomo/donna impegnato a far del bene! Come per il poverello di Assisi, però, il primo passo è quello di capire cosa fare: all’inzio pensava di dover mettere una pietra sopra l’altra per elevare le mura, poi, invece, capì che doveva elevare le anime.
Paradossalmente, nel nostro oratorio è avvenuto il contrario: abbiamo iniziato a curare prima le anime e le coscienze di bambini e ragazzi e non le mura. 20 anni fa (29 maggio 1994), infatti, Don Tarcisio ci aveva messo a disposizione i locali della canonica, così abbiamo formalizzato le attività di catechismo e animazione che erano già portate avanti in modo sporadico dal 1987 ed in maniera più organizzata dal 1990. Col tempo, per esempio, si è passati da 2 a ben 11 anni anni di catechesi (compresi gli incontri per i cresimati); si son fatte attività teatrali che hanno spaziato dalle rappresentazioni sacre, ai musical e alle recite in dialetto; non son mancate le partecipazioni alle iniziative del nostro paese come la Notte delle Streghe, le ricorrenze Civili, le Sagre, Aspettando Maggio e così via. Contemporaneamente, però, l’oratorio è stato anche promotore di collaborazioni che hanno coinvolto tutto il paese, come la raccolta della carta porta a porta oppure il Progetto di Solidarietà che quest’anno festeggia la sua 10a edizione o come il Progetto “E state in oratorio” in cui abbiamo fatto da istruttori per far crescere altri gruppi parrocchiali. Tra i nati dal 1977 al 2005, almeno 700 bambini e ragazzi hanno frequentato le nostre attività ed oltre cento di di loro hanno provato a far gli animatori o catechisti e più di 50 ci son riusciti.
Tutto questo conferma che le nostre energie e risorse sono state sempre indirizzate a ciò che è la vocazione di un oratorio, secondo il suo fondatore San Giovanni Bosco: “crescere dei bravi cristiani e degli onesti cittadini”. Se, infatti, siamo uno dei più attivi centri giovanili di tutta la diocesi, lo dobbiamo proprio al fatto che il nostro scopo è far capire ad ogni bambino e ragazzo qual è il disegno che il Buon Dio ha per ognuno di essi, sfruttando tutti i talenti che son stati dati loro. Eppure, come scriveva Qoèlet: “Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno, per cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà [1,4-6].” Anno dopo anno, i bambini son diventati ragazzi, i ragazzi son diventati adulti, gli adulti sono diventati vecchi; molti nuovi nati si sono aggiunti alla nostra comunità e altri hanno iniziato il loro cammino; alcuni sono arrivati, alcuni ci hanno lasciato, qualcuno magari per sempre. Come dare allora un senso alla propria vita? Solo cercando la Verità in ogni nostra azione, usando l’Assoluto come paragone per la bontà delle nostre azioni, si vive pienamente la propria vita, perché si ha la serenità di aver fatto sermpre la cosa giusta; immediatamente l’esistenza stessa diventa “vivere, non vivacchiare”, come ripeteva il Beato Pier Giorgio Frassati di cui siamo fieri di aver dato il nome al nostro oratorio. E questo è lo stile di vita di vita che impara chi frequenta un oratorio.
Se è vero che il tempo passa per l’uomo, è pur vero che passa anche per le cose; così, anno dopo anno, anche i nostri locali, egregiamente ristrutturati due decenni fa dai genitori degli allora fanciulli degli anni 90’, hanno incominciato a sentire il peso dell’uso. Vernice, finestre, porte, rubinetti, tavoli, sedie e pavimenti si son logorati a tal punto che, nonostante i continui restauri e/o tamponature (grazie all’aiuto dei genitori degli attuali bambini e ragazzi), la fatiscenza è arrivata ad un livello da ridurre la stessa efficienza: pareti che trasudano umidità, interruttori e prese della luce che non funzionano, rubinetti e scarichi che si otturano sempre più facilmente, pavimenti così consunti che non si riescono a pulire, spifferi di aria fredda da ogni infisso e così via.
Così, come San Francesco, abbiamo deciso che è ora di metter “mattone su mattone” per poter riparare la parte strutturale della chiesa. MA ognuno di noi può/deve essere San Francesco, perché ognuno di noi ha sentito che c’è una chiesa che sta cadendo in rovina: e per di più la Chiesa siamo noi e la chiesa è la nostra! La comunità parrocchiale è fatta dalle persone che la compongono e i muri della struttura appartengono a coloro che la frequentano: non dobbiamo sempre pensare che “ci sarà qualcuno che ci penserà!”. Perché non c’è più tempo! L’oratorio, che è un luogo di tutti e per tutti, ha bisogno di ognuno di noi, ora!
Siccome non tutti sono capaci di pitturare o levigare, far il muratore o il piastrellatore o altro, si è pensato di aprire una sottoscrizione, chiamata “Regala un Mattoncino per l’Oratorio”, in modo tale da facilitare tutte le persone a contribuire alla sistemazione dei locali. Così, anche senza “sporcarsi le mani” di tempera o di calce, si può offrire il proprio contributo al miglioramento delle attività dell’oratorio del proprio paese. Le migliorate condizioni dell’ambiente in cui si faranno il catechismo e le attività, infatti, permetteranno ai suoi frequentatori di esser più educati e rispettosi di ora, . Ad ogni donazione (minima di 5€ o di una mano d’opera o del materiale), si potrà avere un mattoncino a testimonianza di quanto fatto e sulla scheda riassuntiva sarà aggiunta una casella nera che terrà memoria di quanto dato. Tale donazione potrà esser fatta presso Don Tarcisio oppure la segreteria dell’oratorio.
Parallelamente a questo, altre iniziative, quali pesche, bancarelle, lotterie ed altro ancora saranno portate avanti per poter arrivare entro il 20° della fondazione il possibile vicini alla cifra necessaria (23.000€ circa) per sistemare tutto l’ORATORIO DI POLVERIGI e dei POLVERIGIANI. [dall'articolo Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina", pubblicato su PolverigInforma 2014 n1]